La forza dell’esempio

La valenza dell’esempio si attua nella presa in carico psico-affettiva da parte dell’ex-tossicodipendente nei confronti di colui che fa ingresso in comunità.
Il nuovo arrivato viene assistito durante tutto il periodo della disintossicazione, 24 ore su 24, da uno o due operatori ex- tossicodipendenti.

È dunque una presenza costante, un accompagnamento nella prova, stabilito su criteri di fiducia, amicizia ed attendibilità.

La relazione sarà calorosa, improntata ad un sincero affetto (infatti per fare volontariato non è necessario essere ne medici, ne, tantomeno, sacerdoti. E’ sufficiente possedere un po’ di disponibilità nei confronti di chi ha bisogno di una mano d’aiuto, un po’ di senso civico, e, magari, anche un briciolo d’amore nei confronti del prossimo, anche se non lo si conosce) per diventare allora un apporto concreto ed attendibile sotto l’aspetto emotivo, spirituale e psicologico.
È una relazione a corrispondenza biunivoca, unisce e congiunge ambo le parti, dove l’aiutato e colui che aiuta si fondono in un rapporto simbiotico che arricchisce ambo le parti.
Il nostro primo ruolo infatti, è proprio quello di sdrammatizzare il problema, la sua dimensione, la sua valenza e la sua situazione.

PERCHÉ L’ASTINENZA TOTALE È INDISPENSABILE ALLA COMPLETA RIUSCITA DEL PROCESSO DI RIABILITAZIONE?

L’utilizzo di sostanze implica una dipendenza psicologica molto più onerosa e persistente di quella fisica. La fase della riabilitazione inizia con l’astinenza fisica, ma non è completa. Tutt’altro: si tratta solamente di aver compiuto il primo di una serie di passi che compongono il cammino verso la rinascita della persona, in quello che sarà il ritrovare la propria identità, i propri principi e valori, e ……… persino la voglia di vivere!
La sindrome d’astinenza e i dolori da essa provocati, durano complessivamente da qualche giorno ad alcune settimane: sono in relazione alla tipologia della – o delle – sostanze utilizzate: molte persone infatti, una volta totalmente coinvolti in quella spirale che conduce l’individuo in un orrido annientamento ed annichilimento, fanno uso di più sostanze contemporaneamente, e quindi, a riguardo, la fase dell’astinenza può assumere connotazioni variabili e non sempre facilmente quantificabili, anche in considerazione della differente risposta della persona, che dipende da svariati fattori, dalle sue condizioni fisiche e psicologiche, e dal suo habitat.
Si può affermare che questi dolori sono semplicemente un “brutto momento da superare”; ma si può altresì sostenere che dopo questo lasso di tempo non appariranno più.

La tappa della disassuefazione fisica è superata.

Invece, mesi ed anni dopo, la dipendenza psicologica si farà ancora sentire, e si manifesterà in maniera sensibile.
Ed a questo punto entrano in gioco ulteriori elementi che possono senz’altro condizionare e reindirizzare la persona verso l’agognato traguardo: innanzitutto la volontà. Perché senza quella nulla si può fare. Quindi la motivazione: molto dipende dalla motivazione – o meglio – da tutto il complesso di motivazioni che spinge una persona a voler cambiare capitolo; l’essenziale è che uno ci creda. Che uno sia profondamente convinto di potercela fare, a tutti i costi, non importa come: l’importante è raggiungere il traguardo, non importa se si è costretti a soffrire. Questi, infondo, non sono che dettagli; passano. Lasciano il tempo che trovano.

Tuttavia, a volte, la persona, in mezzo a tutte queste rovine, spesso si sente smarrita, sola – magari in mezzo alla gente – ma sola; avverte indifferenza, si sente come un naufrago in balia delle onde, e la tentazione allora incomincia a farsi sentire.

E qui diventa essenziale un fattore troppo spesso trascurato, relegato al rango di semplice dettaglio: la relazione umana. Troppe volte, infatti, subiamo impotenti la devastazione di una ricaduta e ci domandiamo il perché. La risposta è semplice: come per ogni persona che ha la fortuna di esistere, soprattutto per chi è uscito dal labirinto di una dipendenza, diventa essenziale l’elemento “umano”, il contesto sociale, l’occupazione, e, soprattutto, il tempo libero. Avere una piccola gratificazione da ciò che giornalmente si fa’, assaporare nuovamente l’emozione dell’azione vissuta, dare un senso alla propria esistenza, e, soprattutto VIVERLA questa vita.

E questo da soli è praticamente impossibile.

SI PUÒ “OBBLIGARE” UN TOSSICODIPENDENTE A DISINTOSSICARSI?

Il tossicodipendente in esercizio ha dei brevi momenti in cui manifesta il desiderio di venirne fuori. Purtroppo sono dei periodi molto brevi e bisogna approfittarne immediatamente, trovare delle soluzioni adeguate alle sue esigenze, ed assicurargli una risposta immediata.
Un tossicodipendente è raramente motivato quando arriva. Le sue motivazioni sono spesso fragili perché esteriori: pressione dei familiari; magari la Giustizia che ti sta con il fiato sul collo; magari il vil danaro (anche se poi, in effetti questo sarebbe proprio l’ultimo dei problemi, perché un tossicodipendente, pur di procurarsi la sua sostanza, è veramente disposto a far di tutto. Chi, per sua fortuna, non ha passato queste traversie, neppure lontanamente può immaginare di cosa possa essere in grado di fare un rapace pur di riuscire a ghermire la sua preda!); magari la ragazza; magari semplicemente la voglia di fare qualcos’altro; magari addirittura certe volte non si sa; ecc… È spesso un’imposizione, piuttosto che una vera decisione; diciamo che spesso si tratta di una scelta spintanea, piuttosto che spontanea.

Spesso la motivazione compare dopo l’ingresso in comunità. Il tossicodipendente non può essere realmente motivato per ciò che non conosce e per ciò che ha relegato……………………….nell’oblio.
Per questo è importante accettarlo, subito, addirittura immediatamente, qualunque sia il suo grado di motivazione, qualunque cosa sia che lo spinga a compiere questo primo passo.

Esempio: un giovane può venire di sua spontanea volontà, ripartire dopo un mese e ricadere; un altro può essere “forzato” dalla giustizia, da sua moglie o dalla famiglia e dopo qualche mese decide di restare più a lungo e continuare il suo cammino terapeutico.
Tutti i casi sono possibili e noi gli accettiamo senza nessuna distinzione.
C’è un urgenza…………………….sempre.

INTRODUZIONE AL PROGRAMMA TERAPEUTICO

È ormai noto e riconosciuto il fatto che i problemi correlati con l’uso e l’abuso di oppiacei, cocaina, alcool e derivati ed altre droghe sintetiche (come sostanze di riferimento primarie) possono difficilmente essere affrontati con trattamenti basati su un unico approccio. La tossicodipendenza, infatti, è da considerarsi come un fenomeno complesso, con molte sfaccettature, che nasconde un disagio psicologico, sociale, ambientale e familiare.
La complessità del fenomeno comporta – conseguentemente – una complessità nella risposta terapeutica. È sempre più accettata oggi l’idea della necessità di integrare gli interventi per rispondere alle varie implicazioni – mediche, psicologiche e sociali – che la dipendenza mette in gioco.

Si parla a questo proposito di equipe multidisciplinari, all’interno delle quali varie figure operative agiscano in maniera integrata, per rispondere alle necessità di un paziente complesso come quello tossicodipendente. A questo proposito, la comunità terapeutica residenziale fornisce un servizio che comprende – al suo interno – tutti questi elementi, e che può effettuare una presa in carico del soggetto tossicodipendente dalla fase della disintossicazione a quella riabilitazione, per concludersi con un rientro della persona nel territorio.

È, infatti, fondamentale intervenire a più livelli per favorire l’accesso del tossicodipendente ad un trattamento riabilitativo, sia in una fase di emergenza come quella legata all’intossicazione acuta, e dove la motivazione ad un cambiamento nello stile di vita è ancora scarsa, sia nella fase successiva alla disintossicazione, quando il soggetto ha sviluppato una motivazione sufficiente per affrontare un percorso terapeutico più globale, sia in una fase di reinserimento e di svincolo dalla struttura protettiva stessa.

L’ offerta di una fase iniziale di disintossicazione trova la sua ragion d’essere nella constatazione che questo servizio permette di ridurre fino a zero il ricorso, da parte del soggetto, a sostanze d’abuso, come pure il rischio di peggioramento della salute fisica o di morte, e di aumentare le possibilità di una vita regolare nel soggetto.

Non ultimo questa prima parte è spesso propedeutica per il proseguimento nel percorso terapeutico di riabilitazione in comunità terapeutica, che invece offre la possibilità di un contesto centrato sulla “comunità”, che può sviluppare una riflessione del soggetto sulle sue vicende e sul suo futuro e che, tramite il sostegno di operatori “pari”, può sviluppare potenzialità nuove nel paziente.

È poi fondamentale offrire una fase finale del trattamento residenziale organizzata per un rientro del soggetto nel tessuto sociale, che definiamo “fase di svincolo”, in cui il soggetto si prepara all’uscita dal programma terapeutico, al rientro nel tessuto sociale e lavorativo; un momento assai delicato e che necessita di interventi specifici.

Date queste premesse, il percorso che offriamo è progettato sia per coloro che necessitano di un forte sostegno per avviarsi verso trattamenti più articolati, nei quali è richiesta un’astinenza che essi non riescono a raggiungere da soli, sia per coloro che necessitano di un trattamento riabilitativo in comunità terapeutica. Detto progetto si articola in forma modulare o per fasi, prevedendo una fase di disintossicazione residenziale, il modulo del trattamento riabilitativo residenziale e la fase di svincolo.

I PRINCIPI DI RIFERIMENTO

accoglienza, senza nessuna discriminazione, di tutti i tossicodipendenti che ne facciano richiesta, in tempo reale.
approccio terapeutico di tipo educativo, svolto attraverso un lavoro in equipe multidisciplinari.
approccio relazionale ed operativo, fondato sull’impegno dei tossicodipendenti in mansioni occupazionali attraverso attività protette che favoriscano la relazione con il prossimo.
auto-aiuto: la presa in carico psico-affettiva del tossicodipendente inizia al suo arrivo con partecipazione e inserimento nella vita del gruppo, e con una presenza costante di uno o due persone ex-tossicodipendenti.
stile comunitario: con la condivisione della vita in comune, l’accettazione delle regole e dello stile di vita.
coinvolgimento delle famiglie nel programma terapeutico.
lavoro in rete con le varie associazioni e istituzioni del territorio.