Effetti neurobiochimici

ADOLESCENZA E TOSSICODIPENDENZA:
GLI EFFETTI NEUROBIOCHIMICI DELLA DROGA

Di Gian Luigi GESSA
Dipartimento di Neuroscienze
“Bernard B. Brodie”
Università di Cagliari

ENTITA’ DEL PROBLEMA

L’abuso di alcool, eroina e cocaina è ritenuto direttamente, o indirettamente, la causa delle tre principali cause di morte degli adolescenti: incidenti stradali, omicidio, suicidio. Un’indagine recente ha calcolato che almeno un quarto dei suicidi tra gli adolescenti ha l’abuso di droga o di alcool come concausa.

L’abuso di droghe e alcool produce anche conseguenze non mediche tra gli adolescenti quali il fallimento a scuola, l’incarcerazione, l’allontanamento dal nucleo familiare e la perdita del posto di lavoro. Alcune di queste conseguenze sono però anche legate allo stato illegale di alcune droghe.

L’adolescente che abusa di alcool e droghe illecite costituisce un problema difficile per se stesso, la famiglia, il medico, la società e anche per il neurobiologo che voglia studiare gli effetti delle droghe e dell’alcool sul cervello dell’adolescente. Egli si trova a dovere aggiungere l’importante variabile dell’età adolescenziale al già complesso problema degli effetti di queste sostanze sul cervello dell’adulto. Infatti il cervello dell’adolescente non ha ancora completato il suo sviluppo.

PLASTICITÀ NEURONALE

Benché il numero dei neuroni sia già definitivamente stabilito fin dalla prima infanzia, il cervello continua a presentare fino all’adolescenza un fenomeno chiamato plasticità neuronale. Esso consiste nella produzione o eliminazione di sinapsi, nella progressiva mielinizzazione di fibre nervose, nelle variazioni della concentrazione di neurotrasmettitori e dei sistemi della loro neutralizzazione, infine nella variazione del numero dei recettori dei differenti neurotrasmettitori. Questi processi di plasticità neuronale sono controllati, in parte, dagli stessi neurotrasmettitori. Ad esempio, variazioni nelle concentrazioni della dopamina nelle sinapsi possono modificare in più o in meno il numero dei recettori di questo neurotrasmettitore. Un ruolo particolarmente importante nei processi di sinaptogenesi svolge l’acido glutammico. Questo neurotrasmettitore eccitatorio agendo in particolari recettori chiamati NMDA decide sul “destino” di certi neuroni e di certe connessioni neuronali.
Poiché le diverse droghe, come la cocaina, l’amfetamina, l’eroina e l’alcool modificano l’azione di differenti neurotrasmettori esse alterano pertanto le normali condizioni nelle quali devono realizzarsi i suddetti processi neurobiologici.
È prevedibile che l’assunzione di queste sostanze in dosi adeguate e per tempi sufficientemente prolungati possa influenzare lo sviluppo neurobiologico del cervello dell’adolescente e quindi i suoi correlati funzionali: cognitivi, emotivi e comportamentali.
Poiché nel bambino e nell’adolescente i successivi livelli di organizzazione di tipo cognitivo, psicologico, sociologico possono realizzarsi solo se si sono organizzati i precedenti stadi di organizzazione, un’alterazione nella maturazione neurobiologica potrebbe avere delle conseguenze a lungo termine.

LO STATO DELL’ARTE

Il problema degli effetti di sostanze chimiche sul cervello dell’adolescente è importante per incidenza e gravità, eppure le ricerche in questo settore sono scarsissime. Le informazioni disponibili, anche queste non numerose, originano dallo studio del cervello.
Accenneremo alle ricerche sugli effetti della cocaina, amfetamina e alcool sui neuroni dopaminergici e glutammatergici. Il primo neurotrasmettitore svolge un ruolo importante nel trasmettere gli effetti gratificanti in questi farmaci e nella loro capacità di dare dipendenza.
Il glutammato svolge invece, come si è detto, un ruolo importante nella plasticita’ cerebrale.
I neuroni dopaminergici sono presenti alla nascita, ma è stato osservato che la loro maturazione continua fino all’età matura. Nel senso che si producono più connessioni, più recettori e più dopamina. Invece, nell’ anziano i neuroni dopaminergici si riducono progressivamente di numero.
I neuroni dopaminergici sembrano più attivi nell’ adolescente. Questi è infatti più attivo e curioso dell’ambiente dell’ adulto.

L’attività esploratoria e la curiosità sono considerate tra le funzioni controllate dalla dopamina nel sistema limbico. Nell’ adolescente gli effetti stimolanti della cocaina e dell’amfetamina sono ridotti mentre sono potenziati quelli dell’alcool. Nel primo caso si pensa che i recettori della dopamina sono già “bombardati” in eccesso dalla dopamina endogena. Perché l’effetto dell’alcool sia potenziato non è spiegato.
Purtroppo non esistono studi nell’ adolescente che chiariscono se le suddette droghe producono maggiore effetto gratificante, se la dipendenza si sviluppa più facilmente e se persiste più a lungo quando inizia nel periodo dell’adolescenza.
Non esistono studi che confrontano l’effetto delle droghe nell’adolescente con l’ anziano, nel quale i neuroni dopaminergici sono diminuiti.

ORMONI, NEUROTRASMETTITORI E DROGHE

È importante tenere presente il fatto che durante l’adolescenza si presentano delle grandi modificazioni della secrezione di differenti ormoni (sessuali, ipofisari) i quali influiscono sull’attività dei neuroni dopaminergici e viceversa.
Un problema di particolare importanza è il chiarire se gli effetti dell’alcool sui neuroni glutammatergici e sul recettore NMDA nell’adolescente sono differenti rispetto all’adulto.
L’alcool è un inibitore di questo recettore, la cui attivazione, come si è detto, è importante per provocare la produzione o l’eliminazione di determinate connessioni neuronali. Inoltre un’eccessiva stimolazione dei recettori NMDA può provocare la morte dei neuroni sui quali questi recettori sono localizzati.
È stato osservato che la sensibilità dei recettori NMDA agli effetti dell’alcool è superiore nell’animale immaturo rispetto all’adulto.
Inoltre si è visto che se il cervello è esposto a concentrazioni sufficientemente alte e prolungate di alcool, i recettori NMDA aumentano di numero, per compensare al loro blocco funzionale da parte dell’alcool.
Quando l’assunzione dell’alcool cessa, durante l’astinenza i recettori NMDA che erano diventati più numerosi che di norma, subiscono una maggiore stimolazione da parte dell’acido glutammico e ciò può provocare la morte dei neuroni. Queste considerazioni hanno grande interesse clinico per quegli adolescenti che usano consumare quantità rilevanti di alcool durante gli weekend. Sarà importante sapere se le ripetute sbronze con le relative astinenze provocano quei danni, specie a carico dei neuroni dell’ippocampo, che gli studi preclinici farebbero prevedere.

IL PROBLEMA DELLA SENSIBILIZZAZIONE
Recentemente, studiando gli effetti delle ripetute somministrazioni di droghe è stato scoperto un fenomeno di estremo interesse clinico: la cosiddetta “sensibilizzazione“. Si è osservato cioè che le ripetute somministrazioni di cocaina, amfetamina, morfina e perfino di nicotina, sensibilizzano il soggetto agli effetti comportamentali delle successive somministrazioni della stessa sostanza, anche se questa viene iniettata molto tempo dopo l’ultima dose. Ad esempio, una dose di cocaina normalmente inefficace diventa molto potente se viene somministrata ad una persona che ha avuto nel passato ripetute somministrazioni della stessa sostanza.
Le implicazioni cliniche del fenomeno della sensibilizzazione sono evidenti: essa può spiegare gli effetti dirompenti di una dose di eroina, alcool, cocaina, nicotina in individui che hanno smesso di assumere queste sostanze. Il che può spiegare perché la dipendenza riprecipita se uno riprende anche per una sola volta a fumare, a bucarsi o a bere. Ma il fenomeno della sensibilizzazione è ancora più interessante. È stato scoperto che la cocaina non sensibilizza solo verso se stessa ma anche nei confronti dell’eroina e viceversa.
Infine, e questo interesserà particolarmente i sociologi e gli psicologi, si è visto che gli stress ripetuti sensibilizzano non solo agli effetti di uno stress successivo, né più né meno di ciò che succede per le droghe, ma sensibilizzano anche agli effetti della cocaina e dell’eroina.
Sarà di grande interesse verificare se il fenomeno della sensibilizzazione ha delle peculiari caratteristiche nel periodo dell’adolescenza.
Non si conosce se la marijuana produce sensibilizzazione, se così fosse sarebbe importante sapere se si estende alle cosiddette “droghe pesanti”.

CONCLUSIONI

L’assunzione di alcool e di droghe nel periodo adolescenziale modifica la funzione di alcuni tipi di neuroni nel momento in cui la loro normale attività è importante per creare o eliminare connessioni tra di loro. È ragionevole pensare che l’assunzione di queste sostanze possa produrre delle alterazioni nello sviluppo del cervello con delle conseguenze funzionali sullo sviluppo psicologico dell’adolescente. Tuttavia dobbiamo onestamente riconoscere che non esistono studi clinici o preclinici che dimostrino che queste alterazioni vengano effettivamente prodotte dall’azione delle droghe nel periodo dell’ontogenesi cerebrale.
Per via dell’importanza e l’incidenza del fenomeno tali ricerche dovrebbero essere affrontate tramite tecnologie, conoscenze e modelli sperimentali adeguati. Sono già disponibili tecniche non invasive, come la PET e la SPECT, che permettono di studiare la funzione di determinati sistemi neuronali anche in clinica.
Ad esempio, chiarire gli effetti neurobiologici delle droghe e dell’alcool nel bambino e nell’adolescente potrebbe permettere efficaci interventi di prevenzione, quali l’identificazione precoce dei bambini con alta probabilità di diventare dei “dipendenti” da adolescenti.
Inoltre la conoscenza reale di questi fenomeni può offrire argomenti efficaci nella educazione sanitaria.

Crediamo sia molto più convincente spiegare perché queste sostanze non dovrebbero essere assunte anziché genericamente affermare che fanno male.